Raccoglie e permette di ammirare, con allestimenti moderni, alcune tra le opere sia civiche che diocesane salvate dalla rovina dopo il terremoto del 2016, comprese le due opere di proprietà civica il busto “Urbano VIII” del Bernini e il dipinto “Giulia da Varano bambina” che il 23 novembre 2019 è ritornato in città dopo essere stato trafugato nel 1980 dalla Pinacoteca civica.
L’esposizione regala molta importanza alla civiltà figurativa del Quattrocento camerte: ‘la più notevole scuola pittorica delle Marche’, come l’ha definita Federico Zeri, caratterizzata da geometrie poetiche e luminose accompagnate da espressione di sentimenti teneri e schietti. Non può certo mancare, quindi, l’opera di proprietà civica, più emblematica e significativa per Camerino, l’Annunciazione e Cristo in pietà di Giovanni Angelo d’Antonio, manifesto più sorprendente del Quattrocento marchigiano.
Tra le opere più prestigiose delle collezioni diocesane troviamo la bella, forte e pensosa Santa Anatolia che sembra, una ‘regina francese’, intagliata nel legno e dipinta nei colori vivi degli ultimi decenni del Trecento e la suggestiva statua di Santa Lucia, della fine del 1400, rappresentata come una dama che porta su un vassoio due occhi bistrati, simbolo del suo martirio.